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Scritto di getto come se l'autore fosse stato fulminato da una scoperta, il racconto si legge con avidità. Leggero - al punto da essere etereo per i rimandi ad un passato tra mitico e irreale - e compatto nella sua struttura, narra la vicenda di un improbabile pittore, che diventerà famoso per l'impasto di azzurro e di ocra di cui sono intrise le sue tele, e di un suo giovane discepolo, in una città dell'estrema provincia siciliana. Fitto di nostalgia e di memorie irrisolte, a fronte di una città tradizionalmente immemore, tanto da non riconoscersi nemmeno nei suoi padri, Empedocle e Pirandello, il temporaneo vissuto del personaggio principe si scontra col formicolio tutto rassegnato di chi non vive d'arte ma di stenti.